Prevenzione personalizzata: si può? Un aiuto dal test del microbiota intestinale
Si parla sempre più di medicina di precisione, programmi di allenamento e piani alimentari personalizzati, ma si può traslare questo approccio anche alla prevenzione?
Sara Rucci
Biologo Nutrizionista
Figura tratta da: Una destinatio, viae diversae: Does exposure to the vaginal microbiota confer health benefits to the infant, and does lack of exposure confer disease risk? Aagaard K et al. EMBO Rep. 2016 Dec;17(12):1679-1684.
Se le linee guida hanno l’arduo compito di dare indicazioni valide per la popolazione generale e possono dare un buon punto di partenza, nei nostri ambulatori possiamo fare qualcosa di più.
Come nutrizionista mi è capitato che si rivolgessero a me persone in cerca di indicazioni generali per mantenere il loro stato di salute e benessere, di un’educazione alimentare. Perle rare!
In questi casi come comportarsi?
Indice
In primis bisognerebbe definire il concetto di “stato di salute e benessere” ancora troppo spesso associato impropriamente all’assenza di malattia. Andiamo così ad effettuare un’accurata anamnesi e a valutare le analisi ematiche del paziente.
Anamnesi
Attraverso l’anamnesi (intervista) che si effettua durante la prima visita, se approfondita a dovere come ci insegna l’approccio funzionale, possiamo riscontrare disturbi o disfunzioni a cui il nostro paziente non dà troppo peso, quelli che nella letteratura degli ultimi 20 anni circa vengono denominati MUS (Medically Unexplained Symptoms): transito intestinale irregolare che il paziente riferisce essere così “da sempre”, risvegli notturni frequenti, ciclo mestruale doloroso, stanchezza cronica, spossatezza, difficoltà di concentrazione, infezioni ricorrenti, “pancia gonfia” dopo i pasti, dolori muscolari o articolari aspecifici. Spesso il paziente attribuisce le colpe allo stress, alle dinamiche della vita quotidiana, alla sfortuna (!), alla genetica e così non ne parla al suo medico che quindi non ha modo di aiutarlo.
N.B. Oltre alle ricadute inevitabili sulla qualità della vita del paziente, questi sintomi possono rappresentare dei campanelli d’allarme fondamentali per la diagnosi precoce e la prevenzione primaria, pertanto non andrebbero assolutamente trascurati.
Analisi
Esaminando le analisi possiamo rintracciare eventuali carenze nutrizionali da colmare e attraverso una lettura attenta (Analisi ematiche: valori normali vs valori ottimali) possiamo accorgerci di avere degli indizi di traiettorie patologiche non proprio rassicuranti.
Lungi dal cercare a tutti i costi una patologia con il lanternino, il professionista della salute ha tuttavia il compito di non tralasciare i dettagli e di utilizzare tutti gli strumenti che ha a disposizione per aiutare il paziente con buonsenso, individuando i rischi a cui è maggiormente soggetto in base alla sua storia e al suo stile di vita e comunicandoglieli adeguatamente, per permettergli di vivere serenamente la sua scelta di prevenzione.
Prevenzione e immunità
Abbiamo trattato il ruolo centrale del sistema immunitario per la nostra salute generale durante il seminario “Sistema immunitario e infezioni”, in articoli presenti nel blog e lo approfondiremo ulteriormente nel prossimo evento in programma a Volterra dal 14 al 18 giugno, in collaborazione con l’associazione italiana di medicina funzionale (AIMF): “La medicina funzionale e il mistero delle patologie autoimmuni”.
Anche in ottica preventiva non possiamo trascurare l’efficienza del nostro sistema immunitario e un esame che se ben interpretato può svolgere un importante ruolo predittivo è l’analisi del microbiota intestinale.
Test del microbiota: un alleato prezioso
Il test del microbiota intestinale è oggi utilizzato per lo più come esame di secondo livello e spesso richiesto in presenza di sintomi intestinali che non trovano risoluzione.
Può essere molto più di questo e ha tutte le potenzialità per diventare uno strumento prezioso nella cassetta degli attrezzi dei professionisti della salute, da utilizzare per rintracciare le maggiori vulnerabilità del paziente e i fattori di rischio per patologie a cui potrebbe andare incontro o che ha già sviluppato e che potrebbe contrastare attraverso la risoluzione di una disbiosi che sostiene questo stato patologico.
Quali dati fornisce?
Si tratta di un esame effettuato su campioni fecali che permette di conoscere molte caratteristiche del nostro microbiota intestinale: la biodiversità, la prevalenza di alcuni consorzi rispetto ad altri, la suddivisione per phyla, il livello di infiammazione/patogenicità, la presenza e l’abbondanza delle singole specie batteriche e fungine, la presenza di metaboliti prodotti dal microbiota e ancora altro.
Le correlazioni tra la composizione del microbiota intestinale e le patologie sono oggetto di numerosissimi studi volti a rintracciare nuovi marker di patologia.
A tal proposito, qui trovi un webinar sul microbiota e patologie intestinali dove viene spiegato come la disbiosi intestinale influisce su malattie autoimmuni, allergiche, metaboliche, tumori e infezioni, e la sua relazione con il sistema immunitario.
È un mondo affascinante ma estremamente complesso, spesso oggetto di eccessive semplificazioni che possono causare scetticismo tra gli addetti ai lavori. Al contrario un utilizzo critico di questi test e la capacità del professionista di integrare i risultati all’interno di tutto il quadro emerso dall’incontro col paziente e dagli altri esami effettuati, può dare una marcia in più per:
- Approfondire ulteriormente l’anamnesi clinica (il paziente può involontariamente trascurare aspetti importanti della sua salute o della sua storia), le abitudini alimentari e lo stile di vita (a volte il paziente omette, volontariamente o meno, alcune sue abitudini)
- Indirizzare il nutrizionista/dietista nella scelta di una strategia alimentare in grado di ridurre o aumentare la presenza di alcune specie batteriche
- Indirizzare il medico nella prescrizione di esami o visite specialistiche di approfondimento o addirittura nella diagnosi
- Indirizzare la scelta di probiotici, prebiotici, fitoterapici in grado di contrastare eventuali disbiosi presenti, anche se asintomatiche, per evitarne la degenerazione e ridurre il rischio di comparsa di disfunzioni o patologie.
In conclusione
È possibile effettuare una prevenzione personalizzata attraverso la ricostruzione puntuale della storia clinica del paziente, della sua familiarità, delle sue abitudini alimentari e del suo stile di vita, utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione. Oltre a una lettura in chiave funzionale degli esami del sangue, è auspicabile che un giorno entri maggiormente in uso l’esame del microbiota intestinale. La vera sfida è imparare a interpretare correttamente i risultati di questi test, saperli rapportare agli altri elementi raccolti e avere a disposizione in letteratura sempre più studi ben disegnati e condotti, che favoriscano la creazione di dati di riferimento sempre più solidi.