Infiammazione Cronica: la radice silenziosa delle Malattie Moderne

L’infiammazione cronica rappresenta un processo silenzioso ma persistente, coinvolto nell’origine e nella progressione di numerose patologie moderne.

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Nicolas Di Leo

Ricercatore Harvard University

Tempo di lettura: 5 minuti
Infiammazione Cronica la radice silenziosa delle Malattie Moderne

L’infiammazione cronica è riconosciuta come il “filo rosso” che collega molte patologie. 

Si stima che oltre il 50% dei decessi nel mondo sia attribuibile a malattie infiammatorie croniche ed in effetti, molte malattie croniche condividono uno stato infiammatorio persistente di basso grado. 

Comprendere come nasce e si alimenta l’infiammazione fornisce dunque una chiave cruciale per prevenire e gestire disturbi molto diversi tra loro.

Infiammazione acuta vs infiammazione cronica

L’infiammazione è una risposta difensiva fisiologica dell’organismo a danni o invasioni esterne (come traumi o infezioni) attuata dal sistema immunitario. Nella fase acuta, è un processo benefico e temporaneo: il sistema immunitario invia cellule e mediatori al sito colpito per eliminare l’agente lesivo, ripulire i tessuti danneggiati e avviare la riparazione. I classici segni di un’infiammazione acuta – calore, arrossamento, gonfiore, dolore – indicano che il corpo sta combattendo e guarendo. Questa reazione normalmente si risolve in pochi giorni o settimane al massimo .

L’infiammazione cronica, invece, si verifica quando lo stimolo infiammatorio persiste o quando la reazione infiammatoria non si “spegne” correttamente. In questi casi l’organismo continua a inviare segnali infiammatori anche in assenza di una reale minaccia esterna. 

A differenza dell’infiammazione acuta, quella cronica è spesso silenziosa: può covare per mesi o anni senza sintomi evidenti, mentre a livello interno provoca un’alterata produzione di citochine e mediatori che finisce per danneggiare anche i tessuti sani circostanti. 

Se l’infiammazione cronica persiste, nel tempo può causare danno permanente ai tessuti e perdita di funzionalità negli organi colpiti. Non a caso, questa infiammazione di basso grado aumenta il rischio di patologie cardiovascolari e malattie degenerative legate all’invecchiamento (es. cancro, Alzheimer, Parkinson) .

Indice

Meccanismi molecolari dell’infiammazione

A livello molecolare, il “motore” dell’infiammazione è l’attivazione delle cellule immunitarie e la conseguente liberazione di mediatori pro-infiammatori.

Un ruolo centrale è svolto dal fattore di trascrizione NF-κB: quando uno stimolo (ad esempio una tossina batterica o un danno cellulare) attiva questa via, NF-κB accende l’espressione di numerosi geni infiammatori.

Il risultato è il rilascio di citochine chiave come TNF-α, IL-1β e IL-6, che amplificano la cascata infiammatoria reclutando altre cellule del sistema immune.

Non sorprende infatti che un’attivazione cronica e deregolarizzata di NF-κB sia un marchio di fabbrica delle malattie infiammatorie croniche

Un’altra componente fondamentale è lo stress ossidativo. I radicali liberi (ROS) prodotti da cellule attivate o da disfunzioni metaboliche possono a loro volta innescare percorsi infiammatori. 

Ad esempio, un eccesso di ROS attiva vie redox-sensibili come NF-κB e l’inflammasoma NLRP3, portando a ulteriore rilascio di citochine pro-infiammatorie . 

Si instaura così un circolo vizioso: l’infiammazione cronica genera ROS che danneggiano le strutture cellulari, e lo stress ossidativo risultante stimola ulteriormente le vie infiammatorie mantenendo attiva la risposta .

Alimentazione e infiammazione

La dieta moderna ricca di calorie “vuote” e cibi ultraprocessati è uno dei fattori esterni che maggiormente contribuiscono a mantenere accesa l’infiammazione.

 Un’alimentazione ad alto contenuto di zuccheri semplici, farine raffinate e grassi trans potrebbe favorire una produzione eccessiva di molecole pro-infiammatorie. Al contrario, modelli alimentari più equilibrati come la dieta mediterranea hanno mostrato un effetto protettivo: un’abbondanza di cibi vegetali e di grassi sani (olio d’oliva, pesce) si associa a minori livelli di infiammazione cronica.

 Studi recenti indicano che la dieta mediterranea, ricca di nutrienti antinfiammatori (omega-3, polifenoli e fibre prebiotiche), è legata a un rischio inferiore di malattie infiammatorie croniche. 

In pratica, scegliere che tutti riconosciamo come salutari, ricchi di composti bioattivi aiuta a modulare positivamente la risposta infiammatoria dell’organismo.

Il ruolo del microbiota intestinale

Un nuovo attore chiave nell’equilibrio infiammatorio è il microbiota intestinale, l’insieme dei microorganismi che popolano il nostro intestino. 

La composizione della flora intestinale può determinare una maggiore o minore propensione all’infiammazione sistemica.

Una flora “sana” e diversificata produce, tramite la fermentazione delle fibre, acidi grassi a corta catena (come il butirrato) che hanno effetti antinfiammatori e contribuiscono all’integrità della barriera intestinale. 

Viceversa, uno squilibrio del microbiota (disbiosi) può portare a un aumento della permeabilità intestinale. In tale condizione tossine batteriche pro-infiammatorie possono oltrepassare la mucosa e entrare nel circolo sanguigno, stimolando continuamente il sistema immunitario. 

Diversi studi collegano la disbiosi a infiammazione cronica di basso grado, evidenziando l’importanza di supportare la salute intestinale (tramite dieta ricca di fibre, probiotici, ecc.) per tenere a bada l’infiammazione sistemica.

Esempi clinici nella pratica quotidiana

Obesità e sindrome metabolica

L’obesità, soprattutto quella viscerale, è accompagnata da uno stato infiammatorio cronico di basso grado. Il tessuto adiposo in eccesso secerne citochine pro-infiammatorie (come TNF-α e IL-6) che contribuiscono allo sviluppo di insulino-resistenza. 

Non a caso nei pazienti obesi si riscontrano spesso livelli elevati di proteina C-reattiva (marker di infiammazione sistemica) e un maggior rischio di diabete di tipo 2. Intervenire sullo stile di vita per ridurre il peso (dieta equilibrata e esercizio) aiuta a “raffreddare” questa infiammazione metabolica, migliorando anche i parametri clinici.

Artrite reumatoide (malattia autoimmune)

Nell’artrite reumatoide il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti articolari, causando un’infiammazione cronica dolorosa delle articolazioni, con dolore e gonfiore. L’infiammazione persistente è direttamente responsabile della degradazione della cartilagine e dell’erosione ossea tipiche di questa patologia .

Strategie nutrizionali e integrative per ridurre l’infiammazione

Fortunatamente, esistono numerose strategie nutrizionali e rimedi integrativi per smorzare l’infiammazione cronica.

Ecco alcuni consigli pratici basati sulle evidenze scientifiche:

Privilegiare i grassi omega-3 

Aumentare l’apporto di acidi grassi omega-3 nella dieta (pesce azzurro, salmone, semi di lino, noci oppure integratori di olio di pesce). Gli omega-3 hanno potenti effetti anti-infiammatori, in parte perché riducono la sintesi di eicosanoidi infiammatori e inibiscono l’attivazione del fattore NF-κB .

Fare il pieno di polifenoli e antiossidanti

Consumare quotidianamente cibi ricchi di polifenoli e altre sostanze antiossidanti (frutti di bosco e verdure a foglia verde, tè verde, cacao, olio extravergine d’oliva, spezie come curcuma e zenzero, ecc.). Questi composti neutralizzano i radicali liberi e modulano favorevolmente i segnali infiammatori a livello cellulare (molti polifenoli sono infatti capaci di inibire NF-κB e ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie ).

Incrementare le fibre e i cibi fermentati 

Un’elevata assunzione di fibre alimentari (da verdura, frutta, legumi e cereali integrali) nutre il microbiota “buono” nell’intestino. I batteri intestinali fermentano le fibre prebiotiche rilasciando acidi grassi a corta catena, che attenuano l’infiammazione e rinforzano la barriera intestinale.

Limitare gli alimenti pro-infiammatori

Se necessario, ridurre il consumo di zuccheri, farine raffinate e grassi trans. Questi cibi, se consumati in eccesso, possono attivare le vie dell’infiammazione e aumentare lo stress ossidativo. È consigliabile sostituirli con carboidrati integrali e grassi sani (olio d’oliva, avocado, pesce, ecc.)

In conclusione, riconoscere l’infiammazione cronica come radice comune di molte malattie significa anche agire sulle cause profonde attraverso uno stile di vita sano e un’alimentazione mirata. 

Questo approccio olistico – promosso anche dalla medicina funzionale – mira a ottimizzare i processi di guarigione naturali del corpo. 

Il tema è al centro di un capitolo del libro Vita Funzionale (in uscita nel 2025), che approfondisce come nutrizione e stile di vita possano modulare l’infiammazione per migliorare la salute a lungo termine.

 

Domande Frequenti (FAQ)

1. Cos’è l’infiammazione cronica e come si distingue da quella acuta?


L’infiammazione cronica è una risposta immunitaria persistente e silenziosa che può durare mesi o anni, a differenza di quella acuta che è temporanea e utile alla guarigione. Quella cronica è coinvolta nello sviluppo di malattie cardiovascolari, autoimmuni e neurodegenerative.

2. Quali sono i sintomi dell’infiammazione di basso grado?


I sintomi dell’infiammazione cronica possono essere subdoli: affaticamento persistente, dolori articolari, disturbi digestivi, frequenti infezioni o aumento di marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva (PCR). Spesso non sono facilmente riconoscibili senza esami specifici.

3. Cosa mangiare per ridurre l’infiammazione cronica?


Una dieta antinfiammatoria include alimenti ricchi di omega-3 (pesce azzurro, noci), polifenoli (frutti di bosco, tè verde, curcuma) e fibre (verdura, legumi, cereali integrali). È importante evitare zuccheri raffinati, grassi trans e alimenti ultraprocessati.

4. Il microbiota intestinale può influenzare lo stato infiammatorio?


Sì. Un microbiota sano, ricco e diversificato produce metaboliti antinfiammatori come il butirrato. Una disbiosi intestinale, al contrario, può favorire la permeabilità intestinale e stimolare risposte immunitarie inappropriate, mantenendo l’infiammazione attiva.

5. È possibile ridurre l’infiammazione senza farmaci?


Assolutamente. L’infiammazione cronica può essere modulata con strategie naturali: alimentazione equilibrata, esercizio fisico, gestione dello stress, sonno adeguato e integrazione mirata (omega-3, probiotici, antiossidanti). Il supporto di un professionista della salute è sempre consigliato.

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