Infezione da Helicocater Pylori
VERSO UNA TERAPIA PERSONALIZZATA
Il nostro sistema immunitario può difenderci ma anche involontariamente danneggiarci se non messo in condizioni di svolgere al meglio le sue funzioni o se ingannato dalle strategie messe in atto dai patogeni per i propri interessi
Sara Rucci
Biologo Nutrizionista
L’evento del 1 aprile “Sistema immunitario e infezioni, lo sguardo della medicina funzionale” (qui puoi leggerne il programma e accederci) ci ha permesso di approfondire lo stretto legame tra infezioni e patologie croniche. Il nostro sistema immunitario può difenderci ma anche involontariamente danneggiarci se non messo in condizioni di svolgere al meglio le sue funzioni o se ingannato dalle strategie messe in atto dai patogeni per i propri interessi. Una risposta immunitaria spropositata o mal regolata può generare fenomeni di infiammazione cronica e danno d’organo.
L’obiettivo è sostenere il corretto sviluppo e il mantenimento di buone difese immunitarie per contrastare le infezioni in maniera appropriata e specifica.
Indice
Quando parliamo di buone difese immunitarie intendiamo:
- barriere fisiche e chimiche ben funzionanti (e tra queste, il motivo vi sarà più chiaro in seguito, sottolineo l’acidità gastrica)
- microbiota dei vari distretti in un equilibrio compatibile con la salute dell’ospite.
Tra i tanti patogeni in grado di stimolare l’innesco di patologie croniche nella relazione della Dott.ssa Pavarella si è parlato di Helicobacter pylori responsabile di una delle più comuni infezioni gastrointestinali, presente nella metà della popolazione mondiale.
È un batterio Gram negativo, spiraliforme e flagellato, famoso per il suo ruolo nella patogenesi dell’ulcera peptica, scoperta valsa un Nobel a Barry J Marshall.
È anche stato inserito dalla World Health Organization nella lista dei cancerogeni in quanto associato a rischio di cancro gastrico (in particolare linfoma MALT e adenocarcinoma).
Come avviene l'infezione di Helicobacter pylori?
H. pylori vive sulla superficie dell’epitelio gastrico (80%) ed è in grado di sopravvivere grazie alla creazione di un microambiente a pH compreso tra 7,5 e 8,5 per azione di ureasi e anidrasi da lui stesso prodotte.
In condizioni di bassa acidità H. pylori è in grado di modificare la sua struttura da spiraliforme a coccoide e di entrare nelle cellule (20%).
La forma intracellulare è in grado di produrre le tossine Cag A e Vac A che sono fattori di innesco per patologie autoimmuni/infiammatorie dato il mimetismo molecolare con numerose proteine endogene. Ecco alcuni esempi: ipertensione, demenza, Parkinson, emicrania con aura, tiroidite di Hashimoto, psoriasi, infertilità, ecc.
Cag A e Vac A inoltre rendono difficile l’eradicazione e contribuiscono all’infiammazione cronica, all’atrofia gastrica e alla trasformazione in forme cancerose.
Abuso degli inibitori di pompa protonica
Considerando che la forma intracellulare coccoide di H. pylori beneficia dell’aumento del pH gastrico (riduzione dell’acidità), il primo passo da fare in ottica preventiva è evitare l’uso smodato e autogestito degli inibitori di pompa protonica.
Spesso questi farmaci vengono utilizzati con leggerezza per ridurre sintomi come acidità o pesantezza di stomaco mentre andrebbero utilizzati solo sotto supervisione del medico che ne valuta l’appropriatezza.
Anche per chi li assume da tanti anni vale la pena effettuare delle rivalutazioni periodiche per comprendere se l’assunzione è ancora effettivamente necessaria.
Non dobbiamo dimenticare che se lo stomaco è acido c’è un ben preciso motivo. L’acidità è un meccanismo di difesa contro i patogeni che ingeriamo oltre a permettere la corretta digestione degli alimenti, l’assorbimento di micronutrienti (vitamina B12, acido folico, ferro, calcio) e ad evitare fenomeni di fermentazione batterica nel tenue.
Gestione classica della terapia eradicante H.pylori
Attualmente, nel momento in cui il gastroenterologo reputi necessario andare a valutare la presenza di H. pylori ed effettui una diagnosi prescriverà la terapia eradicante che prevede l’associazione di antibiotici (claritromicina, amoxicillina, metronidazolo) e inibitori di pompa protonica.
In caso di ulcera gastrica o duodenale il trattamento si è rivelato efficace nella riduzione delle recidive. Per linfoma MALT e adenocarcinoma le linee guida prescrivono di testare e trattare l’infezione.
Una terapia da rivalutare?
La letteratura recente porta a riflettere sulla necessità di una rivalutazione della centralità del ruolo di H. pylori nella genesi delle patologie gastriche e di considerarlo come uno dei fattori patogenetici.
Se prima si pensava che lo stomaco fosse un ambiente sterile, oggi siamo al corrente della presenza di un microbiota gastrico che di certo svolge un ruolo fondamentale nella fisiologia dell’organo ed H.pylori è solo uno dei suoi componenti.
Fortunatamente, si stima che solo il 15-20% dei pazienti infetti sviluppi ulcera peptica e solo l’1% cancro gastrico.
Bisogna inoltre considerare che ad H. pylori è stato attribuito anche un ruolo protettivo contro l’adenocarcinoma esofageo, la cui prevalenza nella popolazione occidentale è anche maggiore rispetto al carcinoma gastrico.
Ciò non deve portare a pensare che le infezioni da H. pylori non vadano trattate.
Semplicemente il medico oggi ha a disposizione un maggior numero di dati da inserire nel suo processo decisionale. Tra questi anche le nuove conoscenze relative al maggior rischio di infarto del miocardio e di mortalità per tutte le cause associato all’uso di claritromicina e chinolonici.
I dubbi che potrebbero sorgere sono:
- L’infezione da H. pylori va sempre trattata?
- Quando va trattata, come scegliere gli antibiotici da somministrare?
- Considerando gli effetti collaterali e il rischio di innesco di resistenze, potrebbe essere auspicabile sfruttare le attività antimicrobiche di alcuni fitoterapici prima di passare alle terapie farmacologiche?
- È possibile potenziare l’efficacia del trattamento agendo in maniera più ampia sull’equilibrio del microbiota gastrico? Se sì, come?
Sono necessari ulteriori dati prima di poter rispondere a queste domande, tuttavia risulta sempre più chiara l’importanza di abbandonare le terapie standard a favore delle terapie personalizzate.
Bibliografia
Desai T. (2019) Eradicating H. pylori Am J Gastroenterol. 114(12):1827-1828
Chey WD (2019) Helicobacter pylori: When We Should Treat… Am J Gastroenterol. 114:1829–1832